domenica 7 febbraio 2016

Papa Francesco e la Cina

Theresa Xiao

Nell’Estremo Oriente e in varie parti del mondo, milioni di uomini e donne celebrano il capodanno lunare. A tutti auguro di sperimentare serenità e pace in seno alle loro famiglie”. Cosi’ Papa Francesco oggi all’Angelus, pochi giorni dopo la pubblicazione dell’’intervista ad Asia Times (http://bit.ly/1KTQ8No), tutta incentrata sulla Cina. Il Capodanno Lunare o la Festa di Primavera e’ una delle festività più importanti e popolari dell’Asia orientale e sud-orientale – preferiamo queste denominazioni dalla connotazione meno eurocentrica –, in primis in Cina. All’intervistatore – finalmente un sinologo che conosce bene la Cina antica e contemporanea -, con parole cariche di ammirazione Francesco parla del Regno di Mezzo come di un “grande Paese”, con una “grande cultura” e un’“inesauribile saggezza”, un popolo che ha “molto da offrire al mondo”.



Sulla scia dei suoi immediati predecessori, Papa Francesco mostra una grande attenzione verso la Cina. Ciò che lo contraddistingue innanzitutto da gli altri papi però – e che costituisce un “vantaggio comparato” su cui forse è possibile ritagliare un maggiore margine di azione nell’ormai lunga e spinosa questione cinese – e’ il fatto di essere gesuita e latino-americano. Certamente la Cina associa i gesuiti all’idea di dialogo, apertura, scienza, cultura – incarnati in maniera paradigmatica nel grande missionario Matteo Ricci, in cinese Li Madou 利玛窦. Il fatto poi di non provenire dall’Occidente delle potenze coloniali – che ancora oggi ricordano ai cinesi una pagina di storia molto triste, un’onta, una ferita aperta – fa probabilmente vedere Francesco rispetto agli altri papi in una maniera diversa. Potenze occidentali cui agli occhi dei cinesi i missionari stranieri si sono spesso associati. Contribuendo a dare l’idea, che spesso persiste ancora oggi, che il Cristianesimo non possa essere altro che una religione straniera, per di più dell’ “Occidente imperialista”. Era frequente in passato un detto: “Un cattolico in più, un cinese in meno”, a sottolineare la natura aliena, quasi un’ “incompatibilità” di fondo tra Cina e Cristianesimo nell’immaginario cinese.

Francesco poi ha intrapreso con prudenza ma a quanto sembra con determinazione un cammino di riconciliazione e dialogo con la Cina. Certo riprendendo gli importanti passi dei predecessori, soprattutto la Lettera ai cattolici cinesi (http://bit.ly/1Xcv63Iforse già pensata sotto il pontificato di Giovanni Paolo II e realizzata da Benedetto XVI. Ma facendo abbassare i toni e lasciando meno spazio a voci indubbiamente autorevoli, quanto monopolizzanti, che soprattutto negli ultimi anni hanno sempre e solo denunciato il volto oscuro della Cina. Certi toni, certe insistenze e certi modi di rappresentare la Cina da parte di alcuni che hanno rischiato quasi di apparire come “profeti di sventura” non sono in linea con la Chiesa di Francesco. La Chiesa del dialogo, del rispetto reciproco, della misericordia. La Chiesa dove si guarda e si lavora su “ciò che ci unisce piuttosto che su ciò che ci divide”.  La Chiesa conciliare, insomma, che nel XXI secolo non può continuare a “bypassare” la Cina - spesso etichettata con immagini che sembrano vecchie di 50-60 anni fa - e a relazionarsi con essa a suon di condanne e perfino di scomuniche – che tanto hanno umiliato e ferito i cattolici cinesi. La grande Cina dall’antichissima civiltà, la Cina di Confucio, vissuto 500 anni prima di Cristo e grande maestro di morale e di armonia sociale. La Cina che ha generato la profondità di pensiero, poi evoluta in una spiritualità propriamente religiosa, del Daoismo, dalla creativa vitalità, e che ha accolto dall’India e plasmato il Buddhismo, che si è mescolato con le tradizioni filosofico-religiose indigene in un arricchimento reciproco. E per venire ai nostri giorni, la Cina che per prima tra i Paesi in Via di Sviluppo ha raggiunto gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio e che negli anni 1990-2005 ha fatto uscire dalla povertà estrema più di 470 milioni di persone. Un esempio concreto per il mondo che la povertà si può sconfiggere se c’e’ la volontà politica. Un traguardo che al Papa che ha preso il nome del poverello di Assisi certamente non è sfuggito – a differenza di tanti, ecclesiastici, giornalisti e commentatori a vario titolo. Anche perché Francesco può contare su persone molto vicine che conoscono e comprendono la Cina e che sono con lui in profonda sintonia sulla linea da seguire - certamente la linea della prudenza e della pazienza, ma che non significa chiusura e mancanza di volontà a negoziare, a trovare un compromesso. Parole che non piacciono a molti, a chi non vede tante realtà, piccole e grandi, dove la mediazione e’ l’unica via perseguibile. Che tra l’altro forse non sanno che la “via di mezzo” è anche un valore della cultura cinese - il Giusto Mezzo e’ uno dei Quattro Libri inclusi tra i Classici confuciani. La cultura cinese enfatizza l’armonia tendendo a ricercarla, a vederla, anche laddove vi sono degli opposti che nella visione occidentale sono invece irriducibili. E dando spesso molta importanza alla forma, al “rito”.

Per la Chiesa in uscita di Francesco, tutto questo può rappresentare una grande opportunità di mettere a frutto il dialogo. Con un rispetto sincero per chi è stato e chi e’ oggi la controparte, unito a una consapevolezza profonda e pragmatica. Un “grande Paese” che ha fatto passi da gigante nello sviluppo socio-economico e ha acquisito un peso rilevante sul piano internazionale. Non senza lati oscuri – il problema ambientale, la sostenibilità di uno sviluppo tanto radicale quanto forse troppo rapido, le crescenti diseguaglianze sociali, le sfide associate all’imponente migrazione interna, l’invecchiamento della popolazione....Per non parlare del consumismo e del materialismo galoppanti, che stando erodendo i rapporti familiari e le relazioni sociali, corrompendo i valori tradizionali e mettendo a repentaglio il futuro delle giovani generazioni. Problemi che la Cina stessa ha imparato a riconoscere e ora cerca di affrontare.

E anche Papa Francesco mostra ancora una volta di conoscere tutto questo. Fa parte della storia dell’uomo, della storia dei popoli passare “attraverso luci ed ombre” ed e’ necessaria anche  una riconciliazione con la propria storia, il proprio passato, dice il Papa alla Cina nell’intervista, ma lo dice anche a tutti noi e a tutte le Nazioni. Di questa riconciliazione ha anche un profondo bisogno la Chiesa cinese. Anch’essa - spesso rappresentata con dei luoghi comuni, in maniera semplicistica e da chi non l’ha mai conosciuta direttamente - ha mantenuto la fede in tempi molto difficili. Tutta la Chiesa, non una parte sola. Un dono, una grazia che vengono certamente dall’ispirazione, dall’effusione dello Spirito.

Noi siamo sicuri e preghiamo che Papa Francesco non lasci cadere tutto questo ma lo valorizzi, lo porti a compimento, e non faccia perdurare lo stallo soffermandosi ancora su posizioni arroccate. C’e’ bisogno di guardare e andare oltre, di far si che la Chiesa cinese sia maggiormente e rispettosamente accompagnata dalla Chiesa universale per affrontare al meglio nuove e più recenti sfide - le stesse poste alla Chiesa (più in generale alla società), dell’ “occidente” – prima che sia troppo tardi. Il secolarismo, gli stili di vita mondani, il carrierismo e il materialismo, l’individualismo - che investono anche i cristiani e possono mettere in discussione la loro scelta esistenziale, offuscare la loro testimonianza di fede. E più intra ecclesia, il problema della formazione (culturale, teologica e spirituale) del clero e delle religiose, la partecipazione dei laici e più in generale l’attuazione del Concilio, il ruolo e la testimonianza dei cristiani nella società e nel mondo della cultura, l’annuncio del Vangelo in un contesto dove i cristiani sono una minoranza e dove il crescente benessere inizia a rendere più difficile tra i giovani fare scelte di vita radicali e di donazione totale alla Chiesa......

E’ tempo di abbattere “vecchi” muri di “inimicizia”, trovare punti di convergenza nei valori comuni che tanto possono contribuire alla costruzione della pace mondiale, e sostenere anche la Chiesa cinese a diventare con più profezia una chiesa veramente in uscita come non si stanca mai di indicare Papa Francesco.

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