Pensieri sulla Trasfigurazione del Signore
Don Francesco Pesce
Il racconto della Trasfigurazione segue il primo annuncio della Passione. Il Figlio dell'uomo dovrà soffrire molto, essere escluso e venire ucciso. Questa è spesso anche l’avventura di ogni cristiano. Non mancano nella vita lunghi momenti di buio; il Signore però ci invita a guardare a Lui: "Guardate a lui e sarete raggianti, non saranno confusi i vostri volti” (Salmo 33). La Trasfigurazione non e' soltanto un anticipo del Mistero della Gloria di Dio, ma anche la nostra quotidiana certezza che Dio è sempre con noi, specialmente nei momenti della tristezza, del buio e della sofferenza.
Dice il Vangelo che Gesù sale sul monte per pregare, e "mentre pregava il suo volto cambiò di aspetto” (Lc 9,29).
La preghiera cambia la vita, fa vedere in profondità, oltre il velo, oltre le lacrime; la preghiera asciuga il volto e lo trasforma in un volto sorridente, trasfigurato perche' e' intima relazione con Dio, e' porsi in ascolto e dialogo con Lui. L’uomo antico conosceva l'importanza della preghiera, anche se a volte essa sfociava nella superstizione e nella magia. L'uomo dell'antichita' era un uomo di profonda spiritualità. L’uomo moderno invece spesso è un uomo solo che programma; programma bene il tempo e lo spazio, ma non prega più. Dobbiamo stare tutti attenti a non togliere dalla nostra vita, questa dimensione essenziale della nostra natura, prima ancora che della nostra fede.
E’ bello pregare, è bello stare qui dice Pietro (Lc 9,33). Dobbiamo recuperare la bellezza delle fede e del Vangelo, la Buona Notizia di Gesù. Dobbiamo recuperare la dimensione spirituale, trascendende ed escatologica della fede. Un Cristianesimo ridotto ad ideologia o peggio ancora ad ossessione moralista non è autentico, non ci trasforma da dentro e non ci trasfigura all'esterno, non ci pone sul cammino verso la salvezza in Cristo, alleandosi spesso con il potere di turno e riducendo i discepoli a servi sciocchi di un padrone.
Nell'ultimo Angelus di domenica 6 agosto 1978 che non poté leggere, il "Papa della Trasfigurazione" - il beato Paolo VI - scriveva: “La Trasfigurazione del Signore… getta una luce abbagliante sulla nostra vita quotidiana e ci fa rivolgere la mente al destino immortale che quel fatto in sé adombra. Sulla cima del Tabor, Cristo disvela per qualche istante lo splendore della sua divinità, e si manifesta ai testimoni prescelti quale realmente egli è, il Figlio di Dio, «l’irradiazione della gloria del Padre e l’impronta della sua sostanza» (Cfr. Hebr. 1, 3); ma fa vedere anche il trascendente destino della nostra natura umana, ch’egli ha assunto per salvarci, destinata anch’essa, perché redenta dal suo sacrificio d’amore irrevocabile, a partecipare alla pienezza della vita, alla «sorte dei santi nella luce» (Col. 1, 12). Quel corpo, che si trasfigura davanti agli occhi attoniti degli apostoli, è il corpo di Cristo nostro fratello, ma è anche il nostro corpo chiamato alla gloria; quella luce che lo inonda è e sarà anche la nostra parte di eredità e di splendore. Siamo chiamati a condividere tanta gloria, perché siamo «partecipi della natura divina» (2 Petr. 1, 4). Una sorte incomparabile ci attende, se avremo fatto onore alla nostra vocazione cristiana: se saremo vissuti nella logica consequenzialità di parole e di comportamento, che gli impegni del nostro battesimo ci impongono”.
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