sabato 6 febbraio 2016

La prima volta che un papa incontra il patriarca ortodosso russo

Ancora una sorpresa in questi giorni ci viene da Papa Francesco. Dopo la notizia della visita in Svezia alla fine dell’anno in occasione dell’anniversario della riforma di Lutero e la prima intervista di un papa tutta sulla Cina ad AsiaTime online pubblicata nei giorni scorsi, ecco che arriva l’annuncio congiunto dell’incontro tra Francesco e Kirill il 12 febbraio. Incontro discusso, desiderato e preparato da tempo, ma la sua realizzazione arriva con grande sorpresa e commozione. 

Dice il Risorto: “Andate a dire ai discepoli e a Pietro che Egli vi precede in Galilea"(Mc 16,1-7). Il Risorto ci precede in ogni luogo, come nel cenacolo e a Emmaus , ovunque gli uomini costruiscono le loro città', ovunque amano. Oggi il Signore Risorto ci precede nella terra di Cuba, dove con l'incontro tra il Vescovo di Roma e il Patriarca di Mosca il popolo cristiano si fa più e ancora visibilmente un solo gregge alla sequela dell'unico Pastore. Nella terra di Cuba, terra di antico ateismo, che pochi mesi fa aveva gioito per la “riconciliazione” con gli Stati Uniti proprio grazie alla mediazione di Papa Francesco. Oggi Cuba sembra quasi “restituire” il favore, in un evolversi della storia dove la fede supera il dubbio e le logiche tutte umane. E non sfugge che Francesco e Kirill si incontreranno in un aeroporto. Luogo di passaggio, d’incontro, crocevia tra i popoli in un mondo sempre più interconnesso e globalizzato.

Una storia di divisione e di scomuniche, quella tra cattolici e ortodossi, che ha non solo ferito la Chiesa e la comunità cristiana tutta, ma ha anche scandalizzato la fede dei semplici e messo in discussione agli occhi di molti la credibilità, la “fattibilità” dell’amore e della fratellanza cristiani. Come possiamo annunciare da cristiani l’amore fraterno e la pace se tra noi siamo divisi? Ecco lo scandalo che è tempo ora di rovesciare, superando antiche divisioni e rivendicazioni e guardando con pragmatismo e rispetto reciproco alla storia e tradizione di ciascuno.  

Oggi papa Francesco raccoglie l'eredità' di Paolo VI che in Terra Santa abbraccio' il Patriarca di Costantinopoli Atenagora e insieme annullarono le reciproche scomuniche. Raccoglie in particolare i semi gettati dal Concilio Vaticano II, dal quale Francesco ancora di più conferma l’assoluta centralità – non tanto e non solo a parole, ma con scelte di campo concrete, oggettive, che non lasciano spazio a dubbi o interpretazioni ambigue, a meno di improbabili manipolazioni

Il Patriarca  Kirill  compie questo gesto quando i vescovi  delle chiese ortodosse hanno raggiunto un accordo per convocare quest’anno un «sacro e grande» Sinodo pan-ortodosso. Dal secondo Concilio di Nicea (787 d.C.) sono passati più di dodici secoli senza che le varie chiese d’oriente si ritrovassero in concilio. Anche questo un segno dei tempi, una speranza di riconciliazione e unità.

Il prossimo 12 febbraio a Cuba Francesc e Kirill mostreranno che la via cristiana per superare l“inimicizia” e rimuovere il “muro frammezzo” e’ la riconciliazione. Riproposta con grande forza attraverso il Giubileo straordinario della Misericordia, diviene strada ordinaria, percorso da seguire per ognuno di noi, via sacra che supera i confini delle singole chiese per riunirsi idealmente nell'unica chiesa di Cristo. Francesco e Kirill sanno bene che la riconciliazione e l’unita’ si devono perseguire con tutte le forze non solo in quanto condizioni fondamentali della comunità cristiana, immagine del Corpo di Cristo. Come affrontare le sfide e i mali del mondo moderno annunciando e portando il Vangelo se per primi noi cristiani non siamo uniti? La povertà, che ancora affligge una grande parte dell’umanita’; le migrazioni internazionali e in particolare il crescente numero di rifugiati che fuggono dalle guerre e dai regimi totalitari; il lato oscuro della globalizzazione, che colpisce i più deboli e contribuisce a consolidare un sistema economico solo basato sul profitto e le ineguaglianze sociali; la crisi dei valori a causa del galoppante materialismo e consumismo, che invadono anche i Paesi emergenti e quelli di tradizione cristiana dell’Occidente; il dramma dei cristiani che vivono nel Medio Oriente e in tante parti del mondo dove sono minoranza perseguitata; le difficoltà delle chiese cristiane – il calo delle vocazioni, le difficoltà del clero e dei religiosi, i nuovi problemi pastorali....

Speriamo e preghiamo che questo incontro sia un seme fecondo che porti molto frutto – ut unum sint!


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