giovedì 10 marzo 2016

La Chiesa di Roma vista dalla Chiesa in Cina: porte aperte in parrocchia!

Monica Romano

Sono venuti dalla Cina continentale per trascorrere alcune settimane in vari Paesi d’Europa e d’Italia un gruppo di carissimi amici sacerdoti impegnati nelle attività di carità e comunicazione della Chiesa cinese. Con un progetto alto e ambizioso – fondare una comunità religiosa – e venendo “da noi” per capire “come funziona”, per avere dei “modelli” e adattarli alle loro necessità e carismi e al contesto cinese. Per questo ci hanno chiesto di aiutarli a organizzare delle visite a diversi ordini religiosi e attività caritative. Non poteva naturalmente mancare la nostra parrocchia, Santa Maria ai Monti, con tutte le sue variegate attività e la rete di lavoro in raccordo con i diversi ordini religiosi sparsi sul territorio. Abbiamo potuto percepire quanto sono stati felici e arricchiti da tali visite, dal conoscere la dimensione contemplativa e meditativa della vita religiosa e parrocchiale e agli aspetti più pratici della pastorale e della carità. Sono da qualche giorno tornati in Cina continentale e già ci hanno scritto per ringraziarci ancora e inviarci un articolo pubblicato sul loro giornale cattolico Xinde 信德 o Faith nel quale riportano le tante cose che il parroco - don Francesco Pesce – ha raccontato loro circa la sua esperienza di vita, sacerdotale e parrocchiale. 



Don Francesco e’ nato nel quartiere di Prati e ed è entrato in seminario a 27 anni – spiega subito l’articolo, intitolato più o meno “don Francesco, un prete che apre le porte della chiesa”. Descritto come un sacerdote “dal volto tenero di un bambino”, e’ stato ordinato sacerdote il 25 aprile 1999 a 33 anni. Dal 2010 e’ parroco di Santa Maria ai Monti – spiega ancora padre John Ren, autore del pezzo e uno dei sacerdoti in visita a Roma – e ci ha guidato con un’accoglienza calorosa ed entusiasta a fare una serie di visite per alcuni giorni nel suo territorio parrocchiale. 



La prima cosa che padre John racconta e’ l’organizzazione in parrocchia di una scuola di italiano per i migranti iniziata lo scorso settembre. Le lezioni si tengono dal lunedì al venerdì, per due ore al mattino, in una sala parrocchiale. Padre John nota che essendo la maggior parte di coloro che partecipano alle lezioni di fede musulmana, don Francesco li fa entrare da una porta che conduce direttamente alla sala delle lezioni e non richiede la necessità di passare dalla chiesa. Un giorno però il parroco si è dimenticato di aprirla rendendo necessario il passaggio dalla chiesa. Questo ha causato un sentimento di disagio tra alcuni migranti, che scusandosi hanno chiesto a don Francesco sempre l’apertura della porta secondaria. “Sono io che devo scusarmi” – così padre John riporta le parole di don Francesco ai migranti. Il sacerdote cinese racconta anche di aver potuto assistere un giorno a una lezione, accompagnato da don Francesco. Lo ha colpito un gesto di attenzione e premura del parroco.  “Dopo essere entrato, don Francesco si è reso conto che la stanza non era sufficientemente riscaldata” e  allora ha acceso una piccola stufa. Padre John e’ rimasto poi colpito che don Francesco, “per aiutare i migranti a risolvere i loro problemi di alloggio, ha perfino diviso il suo appartamento”.



L’articolo continua raccontando ancora diverse attività caritative portate avanti da don Francesco, incentrate sulla “cura sociale e il servizio ai poveri” – come è titolato un paragrafo dell’articolo. Tra queste il lavoro della onlus TherAsia, da noi fondata e ispirata a Santa Teresa di Gesù Bambino e alla beata Madre Teresa di Calcutta, al servizio dei poveri in Asia. E il più recente emporio, gestito con le suore di San Pietro Claver, che ogni sabato dalle 10 alle 12 distribuisce generi alimentari a più di 80 poveri (ora arrivati a 150 ndr). Anche se “possiamo fare di più” – dice senza imbarazzo e sorridendo don Francesco e riporta con enfasi padre John. 



Dopo aver brevemente descritto il territorio parrocchiale – “dove sono presenti otto ordini religiosi maschili e sette femminili”, impegnati nelle attività ordinarie come la celebrazione della Messa e varie opere di carità -, padre John descrive un’altra iniziativa di don Francesco che deve averlo colpito. Nel paragrafo dal titolo “il cuore di Dio e’ più grande del cuore dell’uomo”, padre John parla della concessione alla piccola comunità georgiana ortodossa di Roma dell’uso di una rettoria affiliata alla parrocchia per le loro attività liturgiche e pastorali, perché non avevano un luogo di culto. Poi ancora si sofferma sul servizio di don Francesco alle ACLI, spiegando ai lettori cinesi (che certo non le conoscono) che esse hanno tre scopi principali – su cui noi qui sorvoliamo, conoscendoli più o meno bene (si spera!).



“Tutti i giorni, la mattina alle 7:30, don Francesco apre la chiesa e la chiude più o meno alle 22”, perché “le porte della chiesa devono sempre essere aperte e accogliere la gente che vuole entrare” e "fermarsi a pregare", specialmente i lavoratori (favorendo orari a loro adatti) e i turisti di passaggio. Padre John scandisce poi per i lettori i momenti principali della giornata di don Francesco: la mattina stare nell’ufficio per varie attività amministrative e il pomeriggio ricevere le persone; tenere vari gruppi come quelli per la preparazione al matrimonio, il catechismo, e la recita del rosario; le attività culturali e missionarie; l’oratorio (in realtà ci si riferisce precisamente al “calcetto per i bambini”); e varie attività nelle rettorie del territorio.



Dopo aver accennato alla straordinaria esperienza di don Francesco - la telefonata ricevuta inaspettatamente e con immensa gioia da Papa Francesco in risposta a una sua lettera - padre John fa un’ultima annotazione su don Francesco e la Cina. “Gli ho chiesto che suggerimenti avesse per i fratelli sacerdoti cinesi” e don Francesco mi ha risposto: “Prendersi cura il più possibile del popolo di Dio, condividere tutto con la gente; questi sono i fondamenti del Vangelo”.







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