sabato 23 gennaio 2016

Annunciamo e portiamo anche noi il "Vangelo" ai poveri


Omelia della III Domenica per Annum
Don Francesco Pesce

Quel sabato nella Sinagoga Gesù prese il il rotolo del profeta Isaia e - come dice il testo greco - trovo' quel passo dopo averlo cercato. Il verbo greco infatti è eurisko - da cui viene la ben nota esclamazione eureka! Gesù cioè sceglie un passo che probabilmente non era previsto si leggesse e che invece Lui cerca e trova apposta per leggerlo in quel momento.

Si tratta del capitolo 61 del profeta Isaia: “Lo Spirito del Signore è sopra di me per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore”.
Qual è questo "vangelo" di cui ci parla Isaia a cui fa eco Gesù? Il "vangelo" che si attendono i poveri - i primi a cui ancora una volta questo lieto annuncio è rivolto - è la fine della povertà. I prigionieri attendono la libertà, i ciechi si aspettano di poter vedere, e gli oppressi di essere sollevati dai loro pesi. Nel mondo siamo testimoni, spesso piuttosto spettatori volenti o inermi, di tante forme di povertà (materiale, morale, spirituale), ingiustizie, prevaricazioni, disabilità, vulnerabilità.... Anche noi, nelle nostre vite, abbiamo le nostre povertà, siamo prigionieri di tante cose e siamo oppressi in qualche parte del nostro cuore. Ma, ci ha preannunciato Isaia e ci ha ricordato il Signore Gesù: "Coraggio, non temere, Egli viene a salvarti"(Is 35,4). E ancora ci dirà : "La verità vi farà liberi"(Gv 8,32). Quella salvezza, quella verità è proprio il Signore Gesù, che è il compimento della Scrittura, cioè il compimento del "lieto annuncio". 

E’importante allora per tutti noi avere la coscienza, avere la certezza che c’è un punto, un "stella polare" dove guardare; che camminiamo su un sentiero già tracciato e - come ci ricorda Isaia - "spianato" dal Signore, nel deserto, che sono a volte le nostre vite, le nostre società....Dobbiamo tenere lo sguardo fisso  su di Lui  e seguirlo, lasciandoci guidare dallo Spirito, certi che così non smarriremo la via. Molte volte noi cerchiamo ma non troviamo (la soluzione di quel tale problema, la risposta ad una certa domanda,il coraggio di fare una scelta...) proprio perchè prima che affidarci allo Spirito e distogliendo lo sguardo da Gesù, contiamo solo sulle nostre forze, pianifichiamo solo in base ai nostri calcoli, guardiamo solo alle nostre priorità... E non capiamo che dobbiamo "rovesciare" il nostro modo di pensare, vedere e fare le cose: perché prima di tutto siamo noi ad essere già stati trovati e soprattutto amati e "salvati".

Scrive ancora l'evangelista Luca: Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti, erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”.

Noi dobbiamo certamente essere informati, preparati, leggere, pregare e meditare la Parola di Dio, ma subito dopo abbiamo il dovere di chiudere il "libro", "arrotolarlo" come ha fatto Gesù, per metterci al servizio di quelli che aspettano la liberazione e che hanno gli occhi fissi su di noi e si attendono da noi una parola di conforto, una presa di posizione, un gesto di speranza, forse anche di rottura.... Ricordiamoci sempre di cosa ha detto il Signore: "beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica". Oggi sono milioni i bambini, le donne, i popoli interi che attendono e che ci guardano. E ragionando  più "in piccolo", ci sono tanti che si aspettano una risposta da noi nelle nostre vite - i nostri vicini, i colleghi, i familiari, i poveri che sono nelle strade delle nostre città... Da troppo tempo il nostro occidente, le nostre case, spesso anche le nostre chiese assomigliano alla comunità di Esdra descritta nella Prima Lettura, chiusa nella propria autosufficienza e dimentica dei bisogni dei poveri. In tanti attendono la liberazione e  tengono gli occhi fissi su di noi. E noi cristiani, che facciamo?      

Il nostro compito di cristiani è prima di tutto contribuire alla costruzione di una società liberata, noi prima di tutto siamo battezzati nello Spirito che libera gli oppressi e dobbiamo sentire forte l’urgenza di questo compito, di questa missione, la liberazione dei poveri, degli oppressi e degli emarginati.

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